Seido Juku

| Etichette: , , , | domenica 11 settembre 2011 15:12

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Tadashi Nakamura è il fondatore e presidente della World Seido Karate Organization. Karateka di fama mondiale, Nakamura è cintura nera nono Dan con cinquant’ anni di esperienza nella pratica e nell’ insegnamento delle arti marziali. Esperto nell’uso delle armi orientali, Nakamura ha dato numerose lezioni, e dimostrazioni in molti paesi in giro per il mondo. Il Gran Maestro Nakamura iniziò i suoi studi di karate nel 1953 all’ età di undici anni. Le sue prime esperienze furono nello stile Goju, con gli insegnamenti del Maestro Kei Miyagi, figlio del fondatore diquesto stile. Nel 1956, Nakamura iniziò a studiare con Masutatsu Oyama, fondatore del KyokushinKarate, nel 1959 conseguì il grado di Shodan, in quel tempo fù il più giovane studente di Kyokushin del Giappone a prendere la cintura nera. Nel 1961, all’età di diciannove anni, Nakamura debuttò nel panorama dei tornei, con un primo posto al campionato nazionale studentesco di Karate. L’anno seguente, Nakamura divenne eroe nazionale per aver battuto con un K.O. un campione tailandese di kickboxing in un incontro che avrebbe dovuto determinare, quale nazione detenesse l’arte marziale più forte. Durante la sua carriera sportiva, Nakamura vinse molti altri tornei. In questo periodo, Nakamura iniziòad insegnare il Karate anche agli altri. Servì come capo istruttore a Camp-Zama, una base americana vicino a Tokio, dal 1961 al 1965 e allenò la squadra di Karate del Toho Medical University per tre anni. Mentre conseguiva il suo settimo dan di Kyokushin Karate, Nakamura serviva anche come capo istruttore nella sede centrale di Tokio del Kyokushin Karate. Nel 1966, Nakamura fù scelto direttamente da Masutatsu Oyama per portare il vero spirito delKaicho Karate in America. Quell’anno Nakamura partì per New York dove Iniziò ad insegnare Kyokushin Karate, in un piccolo Dojo di Brooklyn. Nel 1971, Nakamura fondò il quartier generale del Kyokushin Karate, nel nord America. Servì come capo del Kyokushin Karate, per l’ america, per un decennio, allenando e formando molti abili studenti in quel periodo. Nel 1976, Nakamura rispettosamente si scisse dal Kyokushin Karate. Quello stesso anno, fondò la World Seido Karate Organization, che rifletteva le sue convinzione sul vero significato del Karate. Nakamura creò il Seido che in giapponese significa “via sincera”, per creare individui completi, atti a migliorare se stessi e la società che gli circonda, con i principi di amore, rispetto e ubbidienza.

Wado Ryu

| Etichette: , , , | mercoledì 7 settembre 2011 10:39

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Il dojo di Wado-Ryu venne fondato nel 1937/1938 da uno dei primi e piu validi allievi di Funakoshi, il maestro Hironori Otsuka, egli creò lo stile Wado Ryu; e fu il primo maestro fondatore di uno stile ad essere originario del Giappone. Nato nel 1892 a Ibaragi, vicino a Tokyo, cominciò in tenera età la pratica del jujitsu, continuandola per 17 anni, sino al suo primo approccio con il karate. Divenne allievo di Gichin Funakoshi rimanendo a lungo con lui, prima di codificare, consigliato dallo stesso, un nuovo stile: il Wado ryu, Via della pace, il quale assomma influenze di jujitsu, Shito Ryu, Shotokan e dell'aikido, di cui conosce e frequenta il fondatore Morihei Ueshiba, presentando rotazioni spostamenti laterali e movimenti molto veloci che lo rendono particolarmente adatto al combattimento (Kumite). Affida ai suoi primi allievi, i maestri Yamashita, Kono, Suzuki, Toyama (in Italia) e Mochizuki di trasmettere e divulgare lo stile Wado Ryu in Europa.
Il Wado-Ryu, è oggi diviso sotto due linee di pensiero: Il Wado-Ryu e il Wado Kay.
• Il Wado Ryu pone come figura principale Hironori (Jiro) Otsuka II (X Dan), il figlio del fondatore dello stile che segue le indicazioni del Soke stesso (suo padre). Nel vasto territorio mondiale, egli ha posto come caposcuola europeo il maestro Masafumi Shomitsu IX Dan Hanshi fondatore della Wado Academy.
• Il Wado Kai è stata fondata dal M° Hironori Otsuka in persona, per divulgare il Wado Ryu nel mondo, ora è gestita dal maestro Tatsuo Suzuki (IX Dan), che modificò la linea indicatagli da Otsuka, ed introdusse gli Ohio Kumite. Suzuki portò il Karate Wado Ryu dapprima in Inghilterra, poi nel resto dell'Europa e negli Usa. Sicuramente la sua bravura e qualifica non ereditata ma acquisita lo pone come uno dei maestri storici di questo stile.
La diatriba che portò alla scissione tra Wado Ryu e Wado Kay, è da attribuire al fatto che i maestri dell'associazione Wado Kay (che in passato faceva parte, come associazione, del Wado Ryu, e che solo da 30 anni è di fatti uno stile) chiedevano a torto o a ragione un'autonomia che il M° Otsuka I non voleva concedergli. La situazione si tradusse in un processo, nel quale vi fu la separazione legale dei due stili. L'accademia Wado Ryu Karate do Jujitsu Kempo Italia (AWKJI), è la federazione italiana che più tiene alle tradizioni del karate stile Wado Ryu, anche agonisticamente, i cui karateki si sono distinti sul podio del panorama internazionale. La Fesik invece è la federazione sportiva del Wado Kay, dalle cui fila sono nati ottimi atleti e campioni.

Shotokan e Shotokai

| Etichette: , , , | venerdì 19 agosto 2011 17:17

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Lo Shotokai è uno stile non competitivo del Karate-do tradizionale giapponese. Le tecniche dello shtokai non derivano dalla mera applicazione di forza fisica, sono armoniche e decontratte ma allo stesso tempo, piene di vitalità ed energia.L'allenamento tende allo sviluppo dell'energia interna (ki),al miglioramento delle qualità dell'essere umano e al raggiungimento della coordinazione di corpo e mente. Shotokai è una forma diBudo,una via di auto-miglioramento, una filosofia di vita;non è semplicemente uno sport ne una mera forma di autodifesa. Nel karate sportivo i praticanti si allenano con l'obbiettivo di vincere coppe e medaglie dominando i propri avversari che,nella maggior parte dei casi finiscono per essere espressione della sola forza muscolare. Poichè questo contrasta profondamente con le finalità del nostro allenamento, nello shotokai si evitano le competizioni. Ciononostante, i praticanti che lo desiderano ,possono partecipare a manifestazioni competitive a titolo di scelta personale.

Il termine Shotokai significa gruppo, collegio di Shoto(Shoto era lo pseudonimo usato dal maestro Gichin Funakoshi per firmare i propri poemi). La traduzione del termine Shoto è "onde di pino" ed il M° Funakoshi spiegò il motivo della scelta del termine nel suo libro "Karate-Do - La mia strada di vita ". Il Dojo in cui il M° Funakoshi insegnava a Tokyo venne chiamto Shotokan (kan = casa,edificio), mentre Shotokai è il nome dell'associazione fondata nel 1935 dagli allevi del maestro per la diffusione del Karate-Do e per raccogliere fondi per la costruzione del dojo centrale a Tokyo. Poichè i suoi allievi provenivano dallo Shotokan,presto si confuse il nome della scuola con quello del suo metodo , che il M°Funakoshi chiamava semplicemente Karate-Do. Il Dojo centrale (Shotokan) e la casa del maestro appartengono oggi alla Nihon Karate-Do Shotokai Kyokai. Il maestro Funakoshi fu quindi fondatore del Dojo Shtokan e del gruppo Shotokai. Alla guida di quest'ultimo gli successe il M°Shigeru Egami che continuò l'evoluzione del Karate quale arte marziale tradizionale fino alla forma che oggi è chiamata stile Shotokai.

Tra le critiche che spesso vengono mosse sullo Shotokan, c'è quella della fermezza dei combattenti durante il kumite[senza fonte]. Questa diceria è dovuta al figlio di Funakoshi, che essendo malato di tubercolosi volle creare uno stile inconfondibile, per cui addestrò dei combattenti con un allenamento specifico per aumentarne la massa muscolare, a tal punto che potevano star fermi durante il kumite poiché la loro mole bastava di per sé a parare i colpi. Oggi non è più cosi, e i "saltelli" tipo pugile sono entrati nel repertorio di qualsiasi karateka shotokan, e sono consigliati da tutti i maestri.
Esistono poi al giorno d'oggi anche molte scuole che hanno ripreso a praticare lo shotokan full contact, spesso però con un nome diverso dello stile.

Shotokai.2

| Etichette: , , , | sabato 4 giugno 2011 11:00

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Shotokai, Associazione di Shoto, creata dal gruppo di allievi che recuperarono i fondi per la costruzione del dojo Shotokan. Shotokai e Shotokan erano, in origine sinonimi utilizzati dai due gruppi che si allenavano sotto la direzione di Gichin Funakoshi; alla morte di questi il maestro Shigeru Egami continuò il proprio cammino nello studio del karate mantenendo per il suo stile l'appellativo Shotokai: le due scuole di comune origine andarono cosi differenziandosi. Egami modificò il karate appreso da Funakoshi sotto il profilo tecnico ma continuò a rispettarne le idee basilari privilegiando lo studio del kumite fondamentale a quello libero. Il pensiero del maestro Funakoshi era simile: per lui il vero unico combattimento di karate è per la vita o per la morte, ed è perciò impossibile da praticare in un dojo. Nello Shotokai i colpi vengono portati tutti oltre all'avversario, vicino o lontano che sia. Durante l'allenamento i colpi sono portati alla maggior distanza possibile mantenendo equilibrio e postura corretti. Le anche sono come in altri metodi il punto di forza. Sempre e solo nell'allenamento si può solo avanzare e mai indietreggiare (anche quando ci si difende).
Nello stile Shotokai il combattimento deve portare alla vittoria con un unico colpo, l'ippon, senza finte o senza attacchi accennati. A differenza dello Shotokan e di altri stili, oltre al kihon (studio delle tecniche), al kumite di studio e ai kata, si studia anche il midare, un esercizio nel quale si studia l'irimi, il corretto anticipo, il ritmo corretto. Nell'Irimi una persona si difende da un'altra persona avanzando verso questa. Schiva il colpo in maniera molto tecnica e si porta dietro la schiena dell'attaccante pronto a schivare il successivo attacco. Chi attacca deve sempre portare attacchi "sinceri". Nell'irimi gli attaccanti possono anche essere più di uno a seconda della bravura di chi si difende. La forza muscolare non va praticamente mai usata, si sfruttano le anche, il proprio peso ed il corretto anticipo sull'avversario. Se si dovesse cercare uno stile cinese che richiama la maniera di muoversi attaccare e parare avanzando sempre, si potrebbe trovare nello stile morbido Hsing I.

Shōtōkai – etimologia

| Etichette: , , , | domenica 8 maggio 2011 11:52

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Il termine Shōtōkai (松涛会) significa gruppo, collegio di Shōtō (Shōtō era lo pseudonimo usato dal M° Gichin Funakoshi per firmare le proprie poesie). La traduzione letterale del termine Shōtō è "onde di pino" ed il Mº Funakoshi spiegò il motivo della scelta del termine nel suo libro "Karate-Dō - My Way Of Life": «...La città fortificata di Shuri dove sono nato è circondata da colline con foreste di pini delle Ryūkyū e vegetazione sub-tropicale, fra cui il monte Torao... La parola Torao significa "coda di tigre", termine appropriato poiché la montagna era molto stretta e così foltamente boscosa che, vista da lontano, sembrava proprio la coda di una tigre... Quando avevo tempo, solevo passeggiare sul monte Torao...se accadeva che ci fosse anche un po’ di vento, si poteva udire lo stormire dei pini e sentire il profondo impenetrabile mistero che si trova all'origine di tutta la vita... Godere la solitudine ascoltando il vento fischiare attraverso i pini mi sembrava un'eccellente maniera per raggiungere la pace della mente che il Karate richiede...queste sensazioni sono sempre state parte di me, fin dall'infanzia: decisi così che "SHŌTŌ" era il miglior nome con il quale firmare le mie poesie.» L’uso del temine Shōtōkai appare per la prima volta nel 1935 quale denominazione assunta dal comitato di allievi del M° Funakoshi, creato su iniziativa di Kichinosuke Saigo, importante figura politica dell’epoca, con lo scopo primario di raccogliere i fondi alla costruzione del primo dōjō dedicato esclusivamente alla pratica del Karate in Giappone. Infatti il tremendo terremoto che nel settembre del 1923 colpì Tōkyō, danneggiò il dōjō di Meisei Juku e la pratica poté continuare grazie all’offerta dell’uso del proprio dōjō fatta dal maestro di Kendō Hiromichi Nakayama, amico del Maestro Funakoshi oltre che, naturalmente, presso quei club universitari della capitale giapponese ove era stata introdotta la pratica del Karate-dō. La raccolta dei fondi diede buoni frutti tanto che la costruzione del nuovo dōjō, cui il comitato diede il nome di Shōtōkan (松涛館) e che in seguito sarà individuato anche come honbu dōjō (dōjō centrale), ebbe inizio nella primavera del 1936 e terminò nel 1938. Il M° Funakoshi chiamava il suo metodo semplicemente Karate-dō; i termini Shōtōkan e Shōtōkai non individuavano ancora alcuno stile o scuola ma, rispettivamente, il dōjō ed il gruppo formato dagli allievi del Maestro. Poiché tali allievi si allenavano nello Shōtōkan, presto si confuse il nome della scuola con quello del suo metodo. Il gruppo Shōtōkai viene rifondato nel 1956 con il fine della pratica e della preservazione dell’arte scevra da qualsias influenza di tipo sportivo e commerciale. I maestri che procedettero alla rifondazione del gruppo, che da Karate-dō Shōtōkai (NKS), furono Gichin Funakoshi, Shigeru Egami, Genshin Hironishi, Isao Obata (gli allora assunse il nome di Nihon ultimi due fuoriusciti dalla Nihon Karate Kyōkai - NKK o JKA – che sorse proprio per iniziativa di Obata), e Hiroshi Noguchi. La presidenza e la direzione tecnica del gruppo venne conferita allo stesso M° Gichin Funakoshi che la mantenne fino alla sua morte, avvenuta il 26 aprile dell’anno seguente. Alla morte del maestro Funakoshi, per suo volere, il dōjō Shōtōkan (ricostruito dopo essere stato distrutto dai bombardamenti americani del 1945), i suoi scritti inerenti il Karate-dō ed il suo simbolo, la tigre creata dal pittore ed allievo Hoan Kosugi vennero consegnati alla Nihon Karatedō Shōtōkai.
Per quanto ovvio e ben conosciuto ribadisco che, all’epoca, il termine Shōtōkai non indicava ancora uno stile o una scuola diversa e che i due gruppi, NKS e NKK (JKA) praticavano, al di là di alcune divergenze di opinioni, lo stesso Karate. La differenza principale era il rifiuto da parte della NKS della competizione sportiva. Solo diversi anni dopo il termine Shōtōkai verrà utilizzato, soprattutto al di fuori del Giappone, come sinonimo del metodo del M° Egami.

Shotokan

| Etichette: , , , | domenica 1 maggio 2011 20:26

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Lo Stile Shotokan (松濤館流 Shōtōkan-ryū?) è uno stile di karate, nato dall'incontro di varie arti marziali, codificato dal Maestro Gichin Funakoshi (1868-1957) e da suo figlio, il Maestro Yoshitaka Funakoshi (1906-1945). Il Maestro Gichin Funakoshi è universalmente riconosciuto per aver esportato e diffuso il karate dall'isola di Okinawa all'intero Giappone, anche se alcuni importanti maestri, come Kenwa Mabuni e Chōki Motobu, vi insegnavano già il karate da tempo prima. Lo Shotokan è dunque uno degli stili tradizionali del karate, oltre a Goju-ryu, Shito-ryu, Shorin-ryu e Wado-ryu. Nonostante abbia avuto origine come un'unica scuola di karate, sviluppatasi all'interno della Japan Karate Association, al giorno d'oggi esistono parecchie organizzazioni indipendenti.

Etimologia
Shoto (松濤 Shōtō?) significa "fruscio nella pineta" (o più precisamente "onda di pino") ed era lo pseudonimo che il Maestro Funakoshi utilizzava per firmare le sue poesie ed i suoi scritti. La parola giapponese kan (館 kan?) significa invece "casa" o "abitazione", ed è riferita al dojo. In onore del loro Maestro, gli allievi di Funakoshi crearono un cartello con la scritta Shoto-kan che posero sopra l'ingresso del dojo in cui egli insegnava. In realtà il Maestro Funakoshi non diede mai un nome al suo stile, chiamandolo semplicemente "karate".

Caratteristiche
La pratica dello Shotokan è in genere divisa in tre parti: kihon (i fondamentali), kata (forme o sequenze di movimenti, ovvero un combattimento reale contro uno o più avversari immaginari) e kumite (combattimento). Le tecniche eseguite nel kihon e nei kata sono caratterizzate, in alcuni casi, da posizioni lunghe e profonde, che consentono stabilità, permettono movimenti forti e rinforzano le gambe. Le tecniche del kumite rispecchiano queste posizioni e movimenti al livello base, ma con maggior esperienza diventano più flessibili e fluide.

Filosofia
Il Maestro Gichin Funakoshi espose i Venti Principi del Karate (o Niju kun), che costituirono le basi della disciplina prima che i suoi studenti fondassero la JKA. In questi principi, fortemente basati sul bushido e sullo zen, è contenuta la filosofia dello stile Shotokan. Essi contengono nozioni di umiltà, rispetto, compassione, pazienza e calma sia interiore che esteriore. Il Maestro Funakoshi riteneva che attraverso la pratica del karate e l'osservazione di questi principi, il karateka era in grado di migliorarsi. Molte scuole Shotokan recitano tuttora il Dojo Kun alla fine di ogni allenamento, per trovare e aumentare sia la motivazione che lo spirito.
Lo stesso Maestro Funakoshi scrisse: "Lo scopo ultimo del karate non si trova nella vittoria o nella sconfitta, ma nella perfezione del carattere dei partecipanti".

Nanbudo

| Etichette: , , , | sabato 23 aprile 2011 14:08

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Nel 1974, all'età di 31 anni, il M° Nanbu decise di abbandonare temporaneamente il mondo del karate per ritirarsi nella località di Cap d'Ail. Fu proprio in questo luogo, in quattro anni di riflessione, in cui si rese conto che il Karate Sankukai era solo una tappa del suo viaggio e che era necessaria un'evoluzione nel suo stile. Decise quindi di abbandonare quest'ultimo e di far nascere, nel 1978, il Nanbudo, l'arte marziale (non più definibile, dallo stesso M° Nanbu "karate") che tutt'oggi il maestro segue e continua a migliorare tramite seminari in tutto il mondo.

Sankukai

| Etichette: , , , | domenica 17 aprile 2011 11:35

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Il Maestro Y. Nanbu nasce a Kobe in Giappone nel febbraio 1943. Appartiene ad una vecchia famiglia di Jūdōka. Il nonno era un lottatore di Sumo molto famoso; suo padre (5° dan), teneva corsi di judo al Dojo della polizia della città di Kobe. Sotto la direttiva del padre, il maestro Nanbu cominciò a praticare il judo a soli cinque anni. Quando entrò nella scuola comunale, imparò il Kendo sotto la guida di suo zio. Negli anni cinquanta, sia il Karate che l'Aikido erano vietati (infatti il generale Douglas MacArthur, comandante delle forze d’occupazione degli Stati Uniti in Giappone, aveva proibito la pratica di queste due discipline) così Nanbu dovette cominciare a praticare queste arti sotto la direzione del maestro Someka, che era direttore di un club "amichevole". Egli cominciò a leggere con avidità i libri di suo padre su tutte le arti marziali: Tonfa, Nunchaku, Tambo, Sai, eccetera, cui si dedicò ben presto nei Dojo del vicinato. A diciotto anni il maestro Nanbu entrò nella facoltà di Scienze Economiche di Osaka, dove ebbe come maestro Tani, 8° dan, che professava lo Shito-Ryu. Fu ben presto promosso capitano della squadra di Karate della sua università, titolo questo che ha molto valore, data l'importanza dei karateka universitari giapponesi. Nel 1963 divenne campione universitario del Giappone (c'erano allora 1250 concorrenti). Per questa vittoria Yoshinao Nanbu ricevette ufficialmente la "medaglia al valore" (mandata da tutti i Karateka giapponesi) dalle mani del direttore dell'università di Waseda, Ohama, promotore dell'organizzazione dell'Associazione degli studenti dell’università. Nel 1964 ricevette l'invito da PLEE, allora promotore del Karate in Francia, a partecipare come invitato alla coppa di Francia; la vinse combattendo individualmente. Partecipò anche alla coppa internazionale di Cannes (sette Paesi; Gran Bretagna, Germania, Italia, Norvegia, Stati Uniti, Svizzera e Francia), e vinse anche qui il combattimento individuale. Da questo momento il maestro Nanbu cominciò a considerare la sua arte come una professione, e così di conseguenza modificò i suoi programmi. Nel 1968 andò a trovare tutti i maestri giapponesi, invitandoli l'uno dopo l'altro, per imparare tutti i tipi di tecniche; ufficialmente però si trovava ancora sotto le direttive del maestro Tani e cioè del shukokai-shito-ryu. Lo stesso anno, proprio su richiesta del maestro Tani (che diceva di lui che aveva il genio del Karate), Nanbu si diede da fare per mettere in piedi l'organizzazione mondiale di Shukokai. La sua riunione ebbe successo grazie alle numerose dimostrazioni da lui date in parecchi Paesi, come la Scozia, la Gran Bretagna, la Francia, la Norvegia, la Germania, l'Italia, il Belgio e la Jugoslavia. Aprì in seguito dei "club Nanbu" a Parigi e in provincia, e divenne allenatore della squadra francese. (I suoi nuovi allievi da quel momento cominciarono a vincere i campionati di Francia e d'Europa). In seguito ai suoi duri sforzi per promuovere il Shukokai, il maestro Nanbu venne nominato presidente della federazione scozzese di karate, consigliere e direttore tecnico della federazione belga di karate, presidente della federazione norvegese di karate, consigliere e direttore tecnico della squadra di Karate Jugoslava. Nel 1969 il maestro Nanbu giunse per la prima volta in Canada, per salutare dei suoi discepoli; e lo stesso anno il maestro Tani gli propose di occuparsi dell'organizzazione del terzo campionato del mondo di Karate che avrebbe avuto luogo a Parigi nel mese di ottobre. Il giorno dopo il campionato, il maestro Nanbu ruppe definitivamente con lo stile Shukokai, poiché si era accorto che, essendo uno stile essenzialmente competitivo, i suoi seguaci finivano per praticare solamente le tecniche più redditizie per la competizione, e, cioè lo Tsuki (pugno diretto) e il Mae-Geri (calcio frontale), lasciando da parte le altre tecniche come il Yoko-Geri (calcio laterale) e il Mawashi-Geri (calcio circolare) più difficili da applicare durante la gara. Questo modo di combattere era divenuto cosi rigido e schematico che un esperto di Shukokai poté un giorno dire: "Questo metodo, in sé eccellente purtroppo non ha saputo fare altro che fabbricare handicappati". Cosciente dei limiti del Shukokai, il maestro Nanbu riparti per il Giappone, e dopo lunghi mesi di riflessione e di meditazione trovò la soluzione dei suoi problemi, fondando la sua tecnica personale, che chiamò sankukai. Quando il Sankukai prese la sua fisionomia definitiva, il maestro Nanbu sottopose le sue conclusioni a un istituto riconosciuto ufficialmente, che ne studio i rapporti di forza e la dinamica dell'energia. La conclusioni che gli esperti trassero furono ottime; infatti essi approvarono la nuova tecnica, poiché questa mostrava chiaramente che si potevano migliorare in maniera considerevole:
1. la parata del colpo avversario
2. la velocità di esecuzione
3. la forza con la quale si porta risposta
4. la ricchezza di spostamenti e schivate al posto dei bloccaggi classici
5. il modo (molto diverso) di portare gli ATEMI.
Grazie al maestro Nanbu, il Sankukai mise radici in Giappone, in Francia, in Gran Bretagna, in Spagna, in Germania, in Norvegia, in Marocco, in Svizzera, in Belgio, in Messico, in Guatemala e in Canada. Se il karate è soprattutto una scuola che forma l'uomo, la competizione tuttavia ha la sua importanza educativa nella veste dell'emulazione.

Shito Ryu

| Etichette: , , , | domenica 10 aprile 2011 18:56

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Nella zona di Kobe si diffuse lo Shito Ryu, creato dal maestro Kenwa Mabuni: questo stile deriva da entrambe le storiche scuole di Okinawa essendo stato il suo fondatore allievo di Itosu (Shorin Ryu) e di Higaonna (Shorei Ryu). I movimenti di questo stile sono morbidi ed eleganti, alternati a forti contrazioni muscolari; le posizioni si mantengono tendenzialmente alte.

Goju Ryu

| Etichette: , , , | sabato 2 aprile 2011 19:41

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Gogen Yamaguchi con un katana (spada giapponese), 1963
Il Goju Ryu, unico stile mantenuto tale dalle origini ed unico stile di karate ad essere inserito tra le "arti marziali antiche" del Giappone; attualmente praticato ad Okinawa (Shotokan, Wado-ryu e Shito-ryu non sono presenti), in Giappone e nel resto del mondo. Fu fondato dal M° Kanryo Higahonna con il nome di "Naha-te" (il termine Go-ju fu tratto dal M°Chojun Miyagi da un passaggio del Kempo Hakku, in un capitolo del Bubishi, che recita: 'Ho goju don to', ovvero 'la legge dell'Universo respira dura e morbida') ed è uno stile strettamente legato allo Shorei Ryu. In Giappone si diffuse nella regione di Kyōto, grazie all'opera del maestro Gogen Yamaguchi che seguiva il Sensei Chojun Miyagi. Le contrazioni muscolari, i movimenti lenti e potenti caratteristici di questo stile richiedono grande vigore fisico; il Goju Ryu conserva molte delle peculiarità di un tempo: tra i vari stili è quello che meno si è modernizzato in quanto la sfera del karate-do è rappresentata dall'aspetto di una mano e le competizioni sportive sono viste come il mignolo di essa. Ha le scuole varie o associazioni del Goju Ryu, come il Meibukan, dello Shoreikan, dello Shodokan, dello Shobukan, del Jundokan, del Seibukai, del Jinbukan, del Goju-kai o del Seigokan.
Altra ramificazione dello Shorei è lo Uechi Ryu o Pangai Noon, poco diffuso e poco conosciuto in Italia; il suo fondatore, Kanbun Uechi, trascorse quindici anni in Cina, nella stessa zona in cui si era formato Kanryo Higaonna.

Goju USA (American Goju)
Nel 1959 il M° Peter Urban introdusse il karate Goju Ryu negli USA, e il lavoro svolto successivamente produsse una rivoluzione nel mondo del karate statunitense. Nel 1966 il m° Peter Urban fonda la sua scuola, chiamandola Goju USA (USA in questo caso è l'acronimo di "Urban System America"), o anche American Goju, con il consenso dei suoi precedenti maestri, R. Kim, G. Yamaguchi e M. Oyama. I kata di questo stile sono essenzialmente quelli dello stile Goju-ryu, con alcune differenze.
L'associazione Butokukai, visti i meriti acquisiti in decenni di vita dedicata allo studio delle arti marziali, riconobbe il grado di cintura rossa 10° Dan a Urban. Grazie al lavoro svolto da Sensei Urban e da i suoi numerosissimi alievi, il Goju Usa si diffuse a macchia d'olio, prima negli States e successivamente in tutto il mondo. Il M° Gianni Rossato di Padova, fu il primo allievo italiano del M° Urban, che introdusse la scuola del Goju Usa in Italia. Successivamente il M° Rossato chiamò la sua scuola Goju Italia con il consenso del M° Urban.

Stili del karate

| Etichette: , , , | domenica 27 marzo 2011 14:49

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Il karate si compone di diversi stili, tutti in ogni caso con una radice comune.
Le origini
Molti generi di karate hanno avuto origine dal te o tode di Okinawa, alcuni sono scomparsi mentre altri si sono sviluppati sino ai giorni nostri, divenendo stili.
Nel XIX secolo le arti marziali di Okinawa si separarono in due principali correnti: Shuri-te e Naha-te, e in una terza prossima allo Shuri-te, il Tomari-te. Questi sistemi di lotta differiscono nella tecnica e nelle origini geografiche, anche se le loro differenze non sono radicali perché radice comune a tutte resta l'arte marziale cinese.
Lo Shuri-te prese il nome dalla capitale di Okinawa, Shuri, veniva praticato dalla classe nobile ed era caratterizzato da movimenti rapidi ed offensivi.
Il Naha-te, praticato attorno alla grande città comerciale di Naha, presentava movimenti poderosi, finalizzati alla difesa.
Il Tomari-te, dal nome della regione di Tomari (porto di Okinawa), era praticato da contadini e pescatori.
Queste differenze spontanee rappresentarono l'unica evoluzione dell'arte marziale sino all'avvento di carismatici maestri che seppero modernizzare il karate. Tra questi Sokon Matsumura, allievo di Sakugawa, horei Ryu si richiamano stili piu difensivi, rivolti all'irrobustimento del corpo e all'uso della forza fisica. Molti tipi di karate utilizzano, comunque, elementi di entrambe le scuole.
È negli anni venti che gli stili, ormai ben differenziati, cominciano a diffondersi presentati in Giappone al pubblico durante i festival di arti marziali o di educazione fisica e vennero codificati con nomi differenti dai differenti maestri.

Kata Goju-Ryu

| Etichette: , , , | domenica 20 marzo 2011 19:26

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La definizione Goju-Ryu (GoJu: duro-morbido, Ryu: scuola) fu coniata per la prima volta dal Maestro Chojun Miyagi nel corso di una delle esibizioni di Karate al Kodokan di Tokyo richieste da Jigoro Kano: fu il Maestro Gichin Funakoshi a chiedere a Miyagi con quale nome doveva essere presentato al pubblico il suo stile. Prima di allora, lo stile di Naha-Te fondato dal Maestro Kanryo Higaonna (o Higashionna, secondo una diversa lettura) non aveva un suo nome specifico. Il Kata di base, e quello che sia Miyagi che Higaonna consideravano il più importante e quello da eseguire sempre almeno una volta al giorno, quale che fosse il livello del praticante, è il Sanchin; il più complesso è Suparinpei, un Kata di rara bellezza e di altissimo grado di difficoltà adatto soltanto ai praticanti più esperti ed elevati in grado.
• Kata di base
o Taikyoku Chudan (Chudan significa all'altezza dello stomaco)
o Taikyoku Jodan (JOdan significa all'altezza della bocca)
o Taikyoku Gedan (Gedan significa all'altezza della cintura)
o Taikyoku Geri (Geri significa calcio)
o Taikyoku Mawashi Uke (Mawashi Uke significa parata circolare)
• Kata superiori
o Gekisai Dai Ichi - in cui il termine Dai Ichi significa "Numero Uno", è il primo dei kata superiori del Goju-Ryu. Si impara subito dopo la serie dei Taikyoku (lett. "primi passi"), che vengono studiati dagli allievi più inesperti (indicativamente, cinture bianche e gialle). Il Gekisai Dai Ichi viene invece usualmente studiato da chi si accinge a sostenere l'esame per la cintura arancione. Pur essendo un kata superiore mantiene ancora le forme squadrate dei kata inferiori: ci si muove quasi esclusivamente lungo le quattro direzioni principali (nord-sud-est-ovest) e sono assenti le mosse con le mani "aperte", caratteristiche della parte morbida dello stile.
o Gekisai Dai Ni
o Gekisai Dai San
o Saifa - Guardiano del Tempio
o Seiyunchin - Seguire liberamente
o Sanseiru - Trentasei
o Shisochin - La vera potenza
o Seipai - Diciotto
o Kururunfa- Guardia del monte
o Seisan - Le tredici energie
o Suparinpei- Tre volte trentasei (con riferimento al 108, numero mistico della tradizione Buddhista)
o Sanchin - Le tre battaglie
o Tensho - Mani fluttuanti

Kata Shito-Ryu

| Etichette: , , , | mercoledì 16 marzo 2011 15:11

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Tra gli stili più diffusi, lo Shito - Ryu è certamente quello che annovera il maggior numero di Kata; ciò è determinato dal fatto che il fondatore dello stile, il Maestro Kenwa Mabuni, era considerato in Okinawa un autentico esperto ed un profondo conoscitore dei Kata tradizionali, tanto che alla sua consulenza in materia, in caso di dubbi, ricorrevano spesso persino maestri di altissimo profilo come Chojun Miyagi e Gichin Funakoshi.
• Kata di base
1. Pinan Nidan
2. Pinan Sandan
3. Pinan Shodan
4. Pinan Yondan
5. Pinan Godan

• Kata superiori
o Aoyagi
o Chintei
o Jiin
o Jion (Shito-Ryu): Il kata Jion è uno dei kata che viene insegnato appena acquisita la cintura nera. Il significato letterale di questo kata è: Al tempio di budda. È un kata che è composto da movimenti piuttosto lenti.
o Jitte
o Bassai-dai (o Passai-dai) – Sfondamento della fortezza
o Bassai-sho (o Passai-sho)
o Chatanyara Kushanku
o Chinto
o Gekisai Nidan
o Gekisai Shodan
o Gojushiho
o Hanan
o Ishmine-passai
o Juroko
o Matsukase
o Matsumura-passai
o Matsumura-Rohai – Visione dell'airone bianco
o Myojo
o Naihanchi Nidan (o Naifanchi Nidan)
o Naihanchi Shodan (Shito-Ryu) (o Naifanchi Shodan) viene usato per acquisire la cintura marrone nell'Itosu kai. È un kata che si sviluppa in un'unica direzione. Esso è composto prevalentemente da difese. Tra queste troviamo il kagetsuki.
o Naihanchi Sandan (o Naifanchi Sandan)
o Nipaipo
o Niseishi (o Niseshi)
o Kosokun-dai
o Kosokun-sho
o Kururunfa
o Rohai Nidan
o Rohai Shodan
o Rohai Sandan
o Saifa
o Sanchin
o Sanseiru
o Seienchin
o Seipai – Cinquantaquattro passi
o Sesan
o Shiho-kosokun
o Shinpa
o Shisochin
o Sochin
o Suparinpei – Cento otto passi
o Tensho
o Tomari-passai
o Unshu, mentre unsu appartiene allo stile Shotokan
o Wakan
o Wanchu (o Wanshu) – Volo di rondine

Kata Shorin-Ryu

| Etichette: , , , | sabato 12 marzo 2011 15:54

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• Kata di base
1. Pinan Nidan
2. Pinan Shodan
3. Pinan Sandan
4. Pinan Yondan
5. Pinan Godan

• Kata superiori
o Ananko
o Bassai-dai (o Passai-dai)
o Bassai-sho (o Passai-sho)
o Chintei
o Chinto
o Gojushiho
o Ishmine-passai
o Jiin
o Jion
o Jitte
o Kushanku-dai
o Kushanku-sho
o Matsumura-passai
o Naihanchi Nidan (o Naifanchi Nidan)
o Naihanchi Shodan (o Naifanchi Shodan)
o Naihanchi Sandan (o Naifanchi Sandan)
o Niseishi (o Niseshi)
o Rohai Nidan
o Rohai Shodan - Visione dell'airone bianco
o Rohai Sandan
o Sesan - Il vento tra i pini
o Sochin
o Tomari-passai
o Unsu
o Wakan
o Wanchu (o Wanshu)

Kata Shotokai

| Etichette: , , , | venerdì 4 marzo 2011 10:29

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Lo stile Shotokai viene sviluppato dal Maestro Shigeru Egami, allievo di Gichin Funakoshi. I kata sono gli stessi dello stile shotokan ma sono caratterizzati da esecuzioni morbide e profonde. È uno stile morbido come il taichi e lo hsing'i cinese che sfrutta l'energia interna, gli sbilanciamenti ed il corretto anticipo per vincere l'avversario senza fatica. È esclusivamente tradizionale infatti non contempla le gare sportive. L'insegnamento in Italia è avvenuto ad opera del Maestro Tetsuji Murakami.
• Kata di base
1. Taikyoku Shodan - Prima causa (Shorin)
2. Heian Shodan - Mente pacifica n. 1 (Shorin)
3. Heian Nidan - Mente pacifica n. 2 (Shorin)
4. Heian Sandan - Mente pacifica n. 3 (Shorin)
5. Heian Yondan - Mente pacifica n. 4 (Shorin)
6. Heian Godan - Mente pacifica n. 5 (Shorin)

• Kata superiori
1. Tekki Shodan - Cavaliere di ferro n. 1 (Shorei)
2. Tekki Nidan - Cavaliere di ferro n. 2 (Shorei)
3. Tekki Sandan - Cavaliere di ferro n. 3 (Shorei)
4. Bassai-dai - Assalto alla fortezza (Shorin) - Il Bassai dai è un kata del karate tradizionale. Il nome tradotto letteralmente significa "assalto alla fortezza". Anticamente (e tuttora in alcune scuole) è noto come Passai Dai.
5. Kanku-dai - Scrutare il cielo (Shorin)
6. Jitte - Dieci mani (Shorei)
7. Hangetsu - Mezza luna (Shorei)
8. Jion - Amore di Budda e riconoscenza (Shorei)
9. Empi - Volo di rondine (Shorin)
10. Gankaku - Gru sulla roccia (Shorin)
11. Meikyo - Specchio luminoso (Shorei)

Kata Shotokan

| Etichette: , , , | venerdì 25 febbraio 2011 11:43

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Lo stile Shotokan attinge dalla tradizione dello Shuri - Te, conservando e codificando una trentina di Kata. Quindici di questi, considerati la base dello stile, derivano dalle modifiche apportate a scopo didattico dal Maestro Yasutsune "Anko" Itosu, allievo del leggendario Sokon "Busho" Matsumura e a sua volta maestro di Gichin Funakoshi; si tratta, pertanto, di Kata rielaborati nei quali sono certamente visibili le connessioni con i Kata originari dello Shuri - Te, ma che tuttavia risultano profondamente diversi da questi ultimi, rappresentandone delle "stilizzazioni" di abbellimento successive e funzionali all'addestramento degli allievi.[1] I quindici Kata rielaborati dal Maestro Itosu e ripresi dal Maestro Funakoshi sono: i cinque Heian (così rinominati da Itosu dall'originaria dizione "Pin-An"); i tre Tekki; Jion; Jitte; Empi; Hangetsu; Nijushiho; Gankaku; Chinte. I kata tradizionali derivano da due tipologie stilistiche originarie, non inquadrabili in veri e propri stili:
Shorin e Shorei, l'uno caratterizzato da maggior agilità e velocità di spostamento, quindi più adatto ai combattimenti a lunga distanza, l'altro basato su tecniche potenti e posizioni stabili e quindi più adatto ai combattimenti ravvicinati.
• Kata di base
1. Taikyoku Shodan - Forte polo (Shorin)
2. Heian Shodan - Mente pacifica n. 1 (Shorin)
3. Heian Nidan - Mente pacifica n. 2 (Shorin)
4. Heian Sandan - Mente pacifica n. 3 (Shorin)
5. Heian Yondan - Mente pacifica n. 4 (Shorin)
6. Heian Godan - Mente pacifica n. 5 (Shorin)
7. Tekki Shodan - Cavaliere di ferro n. 1 (Shorei)

• Kata di stile
1. Bassai-dai - Assalto alla fortezza (Shorin) - Il Bassai dai è un kata del karate tradizionale. Il nome tradotto letteralmente significa "assalto alla fortezza". Anticamente (e tuttora in alcune scuole) è noto come Passai Dai.
2. Kanku-dai - Scrutare il cielo (Shorin)
3. Jion - Amore di Budda e riconoscenza (Shorei)
4. Hangetsu - Mezza luna (Shorei)
5. Empi - Volo di rondine (Shorin)

• Kata di specializzazione
1. Jitte - Dieci mani (Shorei)
2. Tekki Nidan - Cavaliere di ferro n. 2 (Shorei)
3. Gankaku - Gru sulla roccia (Shorin)
4. Bassai-sho - Penetrare la fortezza (Shorin)
5. Kanku-sho - Scrutare il cielo (Shorin)
6. Tekki Sandan - Cavaliere di ferro n. 3 (Shorei)
7. Sochin - Forza e calma (Shorei)
8. Unsu - Mani di nuvola (Shorin)
9. Nijushiho - Ventiquattro passi (Shorei)
10. Gojushiho-sho - Cinquantaquattro passi (Shorei)
11. Gojushiho-dai - Cinquantaquattro passi (Shorei)
12. Chinte - Mano straordinaria (Shorei)
13. Meikyo - Specchio luminoso (Shorei)
14. Jiin - Tempio dell'amore di Budda (Shorei)
15. Wankan - Corona di Re (Shorei)

Kata Wado – Ryu

| Etichette: , , , | lunedì 21 febbraio 2011 12:09

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Il primo kata in questo stile, in realtà, è il Kihon Kata, mentre Nidan (secondo livello) e Shodan (primo livello) sono invertiti per facilitarne l'apprendimento.
• Kata di base
1. Pinan Nidan
2. Pinan Shodan
3. Pinan Sandan
4. Pinan Yondan
5. Pinan Godan
• Kata superiori
1. Kushanku
2. Naihanchi
3. Seishan
4. Chinto
5. Jitte
6. Jion
7. Niseishi
8. Bassai
9. Wanchu
10. Rohai
11. Suparimpei
12. Unsu
13. Kunpu

I dieci elementi del kata

| Etichette: , , , | martedì 15 febbraio 2011 11:24

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1. Yio no kishin è lo stato di concentrazione tipico di chi si sente attaccato.
2. Inyo è l'attacco e la difesa.
3. Chikara no kiojaku è il grado di forza da impiegare in ogni momento del kata.
4. Waza no kankyu è il grado di velocità da usare in ogni tecnica.
5. Taino shin shoku è la contrazione ed espansione dei muscoli del corpo.
6. Kokyu è la respirazione, sempre in sintonia con i movimenti.
7. Tyakugan è il significato che deve avere ogni tecnica nel kata, per fare ciò, occorre visualizzare mentalmente un avversario.
8. Kiai è un urlo causato dalla contrazione della parete addominale; serve per migliorare l'espirazione in un momento di particolare necessità di potenza nel kata.
9. Keitai no hoji è la corretta posizione da eseguire in ogni movimento; rispettando le posizioni è possibile ritornare al punto di partenza una volta terminato il kata.
10. Zanshin è lo stato mentale di guardia da tenersi anche al termine del kata prima di ritornare allo stato di Ioi, eseguire il saluto e rilassarsi (Yame).

Caratteristiche del kata

| Etichette: , , , | sabato 22 gennaio 2011 18:20

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La parola Kata nella lingua giapponese, nell'antichità assumeva il significato di simbolo per enfatizzarne il contenuto spirituale, in seguito assunse il significato più semplice di forma: infatti il kata è un succedersi di tecniche di parata e attacco prestabilite contro più avversari immaginari e forme. Nell'esecuzione dell'esercizio riveste grande importanza proprio la qualità formale delle singole tecniche, delle posizioni e degli spostamenti.
Non ci si deve però fermare all'aspetto estetico: il kata è un vero combattimento, seppur codificato, quindi deve esprimere efficacia, sia dal punto di vista tecnico che strategico.
Per i praticanti rappresenta l'essenza dell'arte marziale perché racchiude in sé sia lo studio delle tecniche fondamentali (Kihon) che il ritmo e la tattica del combattimento (Kumite): è perciò basilare per progredire nella ricerca della Via (Dō). E, dal punto di vista strettamente tecnico, si può ben dire che studiare i Kata è studiare il Karate nella sua completezza, senza quelle limitazioni poste dal Karate agonistico: in questo senso, si può affermare con certezza che non soltanto nei Kata risiede tutto il Karate, ma che le caratteristiche di ogni singolo stile possono essere comprese appieno soltanto dallo studio dei Kata propri dello stile medesimo. Non si deve tuttavia commettere l'errore di interpretare questo assunto nel senso che uno stile è tanto più completo quanto più elevato è il numero dei Kata che in esso si praticano: non si può affermare ad esempio che lo Shito - Ryu sia uno stile migliore, più completo e più perfezionato dello Uechi Ryu, dato che quest'ultimo annovera un numero di Kata molto inferiore… Ciò che conta è non il numero di Kata presenti in uno stile, ma che in questi Kata siano rappresentati gli elementi distintivi e caratterizzanti dello stile medesimo.
L'esercizio del kata non si pratica solo nelle discipline marziali, ma in tutte quelle arti orientali che abbiano come fine il Dō: ju-dō (via della cedevolezza), ken-dō (arte della spada), kyu-dō (arte del tiro con l'arco), aiki-dō (unire l'energia), ma anche sho-dō (calligrafia), ka-dō (composizione floreale) e sa-dō (cerimonia del tè). In tutte queste discipline ci si propone di fondere, attraverso la respirazione, le componenti fisica e mentale eseguendo una predeterminata sequenza di gesti per raggiungere una più elevata condizione spirituale.
Ogni kata è composto da una serie di movimenti che ne costituiscono la caratteristica evidente, ma presenta altri elementi che sfuggono alla comprensione più immediata: i maestri che li hanno creati hanno spesso volutamente mascherato il significato di alcuni passaggi per evitare che altri se ne impadronissero. Per esempio i kata vennero mimetizzati in danze innocue, nel periodo in cui ad Okinawa vigeva la proibizione di praticare le arti marziali.
Vi sono dei punti che caratterizzano l'esecuzione di un kata nel karate. Ogni kata inizia e finisce col saluto (rei). L'inchino testimonia un mutato atteggiamento mentale dell'esecutore, che da quel momento esprime tutta la sua forza interiore. Tale stato di massima attenzione (zanshin) si evidenzia in particolare al momento del saluto e del Kiai (grido).
Tutte le tecniche devono essere sostenute dal corretto uso della respirazione e della contrazione addominale (Kime) che, in due particolari momenti esplodono nel kiai. Dimenticare il grido o eseguirlo fuori tempo è indice di emotività, ed è un errore.
I kata si sviluppano su di un tracciato determinato (embusen); se spostamenti e cambi di direzione vengono eseguiti correttamente, il punto di arrivo del kata corrisponde a quello di partenza. Ogni karateka deve individuare un tukui kata (forma preferita), scelto in funzione dell'obiettivo da raggiungere: esame, gara o miglioramento tecnico. Il tukui kata deve quindi cambiare nel tempo per le diverse fasi di evoluzione del praticante.

Karate sportivo

| Etichette: , , , | sabato 15 gennaio 2011 11:37

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La federazione mondiale del karate (WKF) è riconosciuta dal comitato olimpico (CIO) ed internazionale come responsabile per la competizione di karate nei giochi olimpici. La WKF ha sviluppato regole comuni che governano tutti gli stili. I WKF organisations nazionali coordinano coi loro rispettivi comitati olimpici nazionali.
Il karate non ha lo status olimpico. Nella 117ª sessione del CIO (luglio 2005), nella votazione per determinare se diventare sport olimpico, più della metà dei voti fu favorevole, ma era necessario il raggiungimento di almeno i due terzi dei votanti. Sul fronte karate sportivo va precisato che, oltre alla WKF, ci sono realtà diverse che enfatizzano il combattimento, nelle cui competizioni si può vincere anche per KO. Famoso è il Sabaki Challenge, dove ogni anno, a Denver, si sfidano atleti provenienti da ogni parte del mondo. Da menzionare, poi, i campionati mondiali di Kyokushinkai e Ashihara; entrambi caratterizzati da un numero rilevante di atleti internazionali.