BUON 2010

| Etichette: , , | giovedì 31 dicembre 2009 20:25

Buon anno a tutti di un felice 2010 ! ! !

MERRY CHRISTMAS

| Etichette: , | sabato 26 dicembre 2009 11:55

BUON NATALE

Sōkon Matsumura

| Etichette: , | lunedì 21 dicembre 2009 17:18

Sōkon Buchō Matsumura (松村 宗棍 Matsumura Sōkon; 18091899) è stato un karateka giapponese. Fu il primo maestro a strutturare il karate in maniera organica.
Divenne guardia del re a soli vent'anni, a ventiquattro ottenne il privilegio di trasferirsi nella signoria di Satsuma, in Giappone, dove, nell'arco di due anni, diventa adepto di spada nella scuola Jigen-ryu. Ha modo d'impratichirsi nel kempo durante i viaggi delle delegazioni di Okinawa in Cina; è ritenuto da alcuni allievo di Kanga Sakugawa ma di questo mancano documenti certi. Il suo karate raggiunge livelli di eccellenza nel sintetizzare gli elementi tradizionali con quelli della scuola cinese e giapponese.Il ruolo di Matsumura nella storia del karate è reso ancora più importante se si considera il fatto che formò numerosi allievi, alcuni dei quali diedero un eccezionale contributo all'evoluzione di quest'arte.È considerato il caposcuola dello Shuri-te.

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Ankō Itosu

| Etichette: , | venerdì 11 dicembre 2009 18:19

Ankō Itosu (糸州 安恒 Itosu Ankō; 18301915) è stato un karateka giapponese. Fu grazie alla sua opera di diffusione che il karate ebbe popolarità in Giappone; è, inoltre, il fondatore dello stile Shorin-ryū, precursore dei moderni stili di karate.
Fu uno dei migliori allievi di Sokon Matsumura. Nel 1901 riuscì a far adottare il karate come disciplina nella scuola elementare di Shuri. In tal modo il karate poté essere assimilato da un numero di persone decisamente più ampio del passato, quando veniva tramandato in segreto e solo ad una ristretta cerchia di adepti. La stessa modalità d'insegnamento mutò alla radice: fino ad allora un maestro insegnava a uno o due allievo alla volta; nelle scuola, invece, un unico insegnante dirigeva tutti gli allievi, gridando ogni comando. Egli, inoltre, modificò i kata esistenti, o li creò addirittura, proprio per renderli più adatti all'insegnamento scolastico.La capacità pedagogica di Itosu si riflette nella grande preparazione dei suoi allievi, molti dei quali diventarono fondatori di stili importanti (due su tutti Gichin Funakoshi e Kenwa Mabuni).

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Shigeru Egami

| Etichette: , , | lunedì 30 novembre 2009 18:04

Shigeru Egami (Fukuoka, 1912Tokyo, 8 gennaio 1981) è stato un karateka giapponese.
Biografia
Shigeru Egami nacque nella Prefettura di Fukuoka (isola di Kyūshū) nel 1912, in una famiglia di commercianti e costruttori edili.
In gioventù praticò Jūdō e Kendō. Nel 1924, studente delle scuole secondarie, vide per la prima volta alcune tecniche di Karate. Scrisse a tal proposito: «Gli strani movimenti e le tecniche di un capomastro di lavori edili, originario di Okinawa, mi sembrarono misteriosi e mi incuriosirono, solo in seguito ho capito che egli era solo un principiante...».
Nel 1931 entrò alla facoltà di Commercio dell'Università Waseda e per un breve periodo praticò Aikidō. Nello stesso anno incontrò il M° Funakoshi diventandone allievo e aiutandolo a fondare il club locale di Karate all'Università Waseda. Sempre lo stesso anno un suo compagno di Università iniziò la pratica nel medesimo club. Il suo nome era Genshin (Motonobu) Hironishi e la loro amicizia divenne talmente salda da durare tutta la vita. Hironishi scrisse: «Non posso dire esattamente come, ma sin dall'inizio nacque tra noi una comunicazione molto spontanea, un tipo di unione che includeva anche altri aspetti della vita quotidiana.»
Nei primi anni trenta venne coinvolto nella divulgazione del Karate-dō in Giappone e partecipò, prima con Takeshi Shimoda poi, dopo la morte di quest'ultimo, con Yoshitaka Funakoshi, a numerose dimostrazioni. Scrisse a tal proposito: «Ricordo i viaggi che noi, allievi del maestro Funakoshi, facemmo nella zona di Kyōto-Ōsaka e nell'isola di Kyūshū sotto la guida di Takeshi Shimoda, il nostro istruttore e il migliore tra gli studenti di Funakoshi. Questo accadeva attorno al 1934, circa dodici anni dopo la prima dimostrazione che il maestro fece a Tōkyō. Il Karate, in quei giorni, era considerato una mera tecnica di combattimento ma aveva un'aura di segretezza e mistero. Di conseguenza sembra che la curiosità fosse l'unico motore a spingere gruppi di persone ad assistere alle nostre dimostrazioni. Sebbene non conosca bene la carriera di Shimoda, so per certo che fu un esperto della scuola Nen-ryū di Kendō e studiò anche Ninjitsu. Per uno sfortunato volere del fato si ammalò dopo una delle nostre dimostrazioni e morì poco dopo. Shimoda era l'assistente del maestro Funakoshi e si occupava dell'insegnamento quando quest'ultimo era impegnato. Il suo posto venne preso dal terzo figlio del Maestro, Gigō (Yoshitaka), che non era solo un uomo dal carattere eccellente ma anche un grande esperto dell'arte. Sicuramente non c'era persona più qualificata per l'insegnamento ai giovani studenti. Comunque, poiché all'epoca era tecnico radiologo all'Università Imperiale di Tōkyō e al Ministero dell'Educazione, si dimostrò piuttosto riluttante ad assumere anche questo incarico. Dopo le numerose pressioni da parte del padre e dei suoi studenti finì comunque per accettare e, di lì a poco, attirò la nostra ammirazione ed il nostro rispetto ».
A dispetto di un'apparente eccellente forma fisica, Egami, come anche Yoshitaka Funakoshi, soffriva già di seri problemi di salute. Fu scartato alla visita di incorporazione per il servizio militare in quanto aveva seri problemi polmonari e più tardi, all'età di 24 anni, contrasse la tubercolosi. A seguito della morte del fratello maggiore, Egami si sentì in dovere di tornare nell'isola di Kyūshū per seguire l'azienda familiare.
Presto però lasciò questa occupazione in quanto non si sentiva adatto alla vita del commerciante e fece ritorno a Tōkyō impegnandosi, con Yoshitaka Funakoshi e Genshin Hironishi, allo sviluppo del Karate-dō. Erano state create nuove posizioni, come il fudo dachi, e nuove tecniche di calcio quali yoko geri (kekomi e keage), alcune forme di mawashi geri, fumikomi e ushiro geri. Le posizioni, in generale, erano divenute più basse e più ampie.
Nel 1935, Egami, aderì al comitato creato da Kichinosuke Saigo per la raccolta dei fondi per la costruzione di un dōjō dedicato esclusivamente alla pratica del Karate. Come già ricordato questo comitato costituì l'embrione del gruppo Shōtōkai. Riguardo alla costruzione del dōjō scrisse: «Verso il 1936 i giovani allievi si sono riuniti attorno al M° Yoshitaka Funakoshi per costruire il dōjō centrale, che fu chiamato Shōtōkan partendo dallo pseudonimo in calligrafia del Maestro Funakoshi. Tuttavia, all'epoca non si ricorreva a tale appellativo, noi tutti chiamavamo questo dōjō semplicemente "Honbu dōjō" (dōjō centrale). Che gioia allenarsi in un dōjō così bello e per di più costruito con i nostri sforzi! La sensazione era quella di essere consanguinei e lo spirito con il quale ci esercitavamo risultò ancora più vigoroso. Naturalmente anche la felicità del vecchio maestro Funakoshi (Gichin) e del giovane (Yoshitaka) era grande; ogni volta che comparivano nel dōjō ci offrivano la loro guida con un sorriso in più». Sempre considerato uno degli allievi più attivi del M° Funakoshi, Egami iniziò ad insegnare Karate alle Università di Gakushuin, Toho e Chuo e fu l'istruttore più giovane ad essere eletto Membro del Comitato di Valutazione da Gichin Funakoshi. Nel corso della seconda guerra mondiale insegnò inoltre alla Nakano School che era un centro di addestramento per spie e commandos giapponesi che il Maestro Mitsusuke Harada definisce una via di mezzo tra il MI5/MI6 (servizi segreti) e le SAS (Special Air Service) britannici.
Nel 1945, alla fine della seconda guerra mondiale, Egami assistette in meno di un anno alla distruzione della casa e del dōjō del M° Funakoshi e alla morte del maestro e grande amico Yoshitaka Funakoshi. Dopo la morte di Yoshitaka Funakoshi, Egami iniziò a sentirsi assillato dalla necessità di perseguire la Via da sempre indicata dal suo Maestro e individuata nel lavoro che aveva iniziato con Yoshitaka Funakoshi e Genshin Hironishi: la trasformazione dell'arte di Okinawa in un'arte del Budō giapponese, partendo dal Karate per giungere al Karate-dō. Fu proprio nell'ambito di questa sua ricerca che, per sciogliere il dubbio sull'efficacia dello tsuki, si fece ripetutamente colpire l'addome (con questo probabilmente aggravando il suo già compromesso stato di salute) dai colpi di pugno di diverse persone e concludendo che il tipo di attacco dei Karateka appariva essere quello meno efficace. Scrisse in proposito: «Mi sono chiesto per molto tempo se i colpi frontali del Karate fossero veramente efficaci. Ho fatto di tutto, dallo spezzare tavole e tegole al rompere mattoni, ma nonostante queste operazioni fossero andate a buon fine, rimaneva il dubbio circa l'effetto prodotto dagli stessi colpi su un corpo umano. L'esperienza personale mi ha insegnato che quest'ultimo è più resistente di quanto si possa pensare; le sue caratteristiche sono totalmente differenti da quelle di tavole e tegole, in più possiede uno "spirito" sottilmente inspiegabile. Quando non siamo certi della reale efficacia dei nostri colpi allora ci assale uno stato d'ansia non indifferente. Ho provato a porre il quesito che mi assillava a parecchie persone e le risposte sono state varie ma nessuno ha dichiarato d'esser certo del potere delle proprie azioni nonostante sembra che molti posseggano la forza sufficiente per infliggere un "colpo mortale". Un'antica tradizione giapponese, presa alla lettera, dice che o si crede ciecamente, oppure si mette da parte l'inquietudine interiore e ci si sforza di credere; io decisi di seguire il consiglio. In pratica non è così semplice pensare di trovare cavie disponibili né tantomeno persone pronte a infierire su di noi nonostante il palese consenso; qualcuno ci ha provato senza ottenere un gran risultato, e poi bisogna tenere conto del fatto che pochi sarebbero quelli inclini a rendere pubblico un esito di cui si vergognano. Affinché il colpo andasse a segno era indispensabile che il tempismo fosse perfetto, non approssimativo. Quando il rischio era la vita, peraltro quasi mai, mi è capitato di far mostra di colpi efficaci eppure ben lontani dall'essere letali; tuttavia, nei Kata e nelle tecniche messe in pratica in quelle occasioni c'era qualcosa di diverso dai Kata e dalle tecniche dell'allenamento abituale. Non c'è dubbio che i colpi andati a segno furono tali per puro caso, e questa non è solo la mia opinione, è il parere di persone che, come me, decine di migliaia di volte hanno percosso e si sono fatte picchiare l'addome e l'epigastrio: è la voce dell'esperienza che parla. Per rimuovere l'insicurezza ci si sforzò, si cercò di approfondire, migliorare, e ne emerse che "il Karate è la tecnica della concentrazione". Prima di tutto, fisicamente è nato dalla concentrazione della forza su un punto ben preciso; ciò significa che, in termini pratici, sia in caso di attacco che di difesa bisogna riunire tutta la potenza laddove intendiamo colpire l'avversario. Da qui ebbero inizio ulteriori ricerche che, condotte contemporaneamente alla disciplina di sempre, mi consentirono di capire che la "concentrazione" non è un fenomeno esclusivamente fisico bensì necessariamente e inevitabilmente "mentale". Come fare per rendere le proprie tecniche efficaci? Quali sono i colpi che funzionano davvero? Vorremmo proprio saperlo, e vorremmo anche conoscere il potere delle nostre azioni, peccato che nessuno ce ne offra l'occasione. Al sottoscritto non rimase che mettere a disposizione il proprio addome affinché più persone lo colpissero; sulla base degli effetti prodotti potei chiarire i miei dubbi. Il mio stomaco venne picchiato a volontà da svariati karateka, judoka, kendoka e boxers e la cosa più deplorevole fu il risultato: i meno efficaci furono i primi della lista, nonostante si trattasse di veterani del Karate, mentre i pugni maggiormente andati a segno furono quelli dei praticanti la boxe. Ciò che mi sconvolse alquanto, però, fu l'esito sorprendente di perfetti incompetenti, persone che non avevano mai affrontato un allenamento. Rimasi sbalordito chiedendomi il perché, cercando le ragioni di una cosa simile, facendo confronti e tentando di scovare le differenze. Nel corso delle mie ricerche mi resi improvvisamente conto che l'allenamento portato avanti fino a quel momento in realtà irrigidiva, bloccando i movimenti, con l'illusione che producesse forza. Una volta scoperto il difetto si trattava di sciogliere le parti indurite rendendole elastiche, ragion per cui decisi di rimettere tutto allo studio.»
Intanto, il primo maggio 1949, veniva fondata la già citata Nihon Karate-dō Kyōkai (Japan Karate Association). Nonostante la fondazione e la supervisione da parte di uomini della corrente più tradizionale, Obata, Saigo, Hironishi, la JKA iniziò a poco a poco ad essere guidata da princìpi commerciali e da metodi e pratiche simili a quelli degli sport occidentali che culminò con l'emanazione del regolamento per le competizioni agonistiche (1955). Per questo motivo i tradizionalisti, tra cui i tre maestri sopracitati, lasciarono l'organizzazione. Il Maestro Funakoshi che inizialmente aveva gradito la popolarità che questo nuovo organismo stava riscuotendo, iniziò ad esserne preoccupato in quanto vedeva i valori essenziali del Karate-dō in forte rischio. Il 13 ottobre 1956, nella prefazione alla seconda edizione del libro «Karate-dō Kyōhan» scrive: «...Non posso negare che vi siano momenti in cui diventò dolorosamente consapevole del pressoché irriconoscibile stato spirituale al quale il mondo del Karate è giunto rispetto a quello che prevaleva all'epoca in cui, per la prima volta, ho introdotto ed iniziato l'insegnamento del Karate...» . Egami avverte questa preoccupazione e decide di seguire gli incoraggiamenti del proprio maestro e degli allievi più anziani a continuare nella Via del Budō. Già nel 1953 la ricerca di Egami aveva avuto una svolta positiva. Nel ricevere uno tsuki dal giovane Tadao Okuyama notò che quell'attacco era straordinariamente più efficace di tutti quelli che aveva ricevuto fino ad allora. Allora, a poco più di quarant'anni di età, Egami prese la decisione di cambiare radicalmente i concetti e le forme convenzionali di esecuzione. Iniziò ad adottare tecniche eseguite in decontrazione, evitando l'uso di forza non necessaria. Ricominciò così a pensare al modo di colpire apparentemente leggero e rilassato ma estremamente efficace che distingueva le tecniche di Takeshi Shimoda, Yoshitaka Funakoshi e dello stesso Maestro Gichin Funakoshi.
Allo stesso tempo venne in contatto con Hoken (o Shōyō o Noriaki) Inoue, fondatore dello Shinwa Taidō (poi Shinei Taidō) e nipote del fondatore dell'Aikidō, Morihei Ueshiba. Dai contatti con Inoue iniziò ad interessarsi all'energia vitale e alla sua circolazione nel corpo umano. Nel 1955, in piena fase di ricerca, dovette essere sottoposto a due operazioni allo stomaco. Tali operazioni, a distanza ravvicinata, lo portarono all'impossibilità di nutrirsi normalmente tanto che giunse a pesare solo 37 chili.
L'indebolimento era tale da non rendergli possibile alcun tipo di allenamento fisico. Il ricovero e lo stato di precarietà finanziaria legate all'impossibilità di svolgere una qualsiasi attività furono sorpassate con grande difficoltà e solo grazie all'aiuto di amici come Hironishi, Okuyama e Yanagizawa. Scrisse di quel periodo: «...fui sottoposto ad un intervento per la rimozione di parte del mio stomaco e, dopo meno di un anno, ad un'altra simile operazione. Poiché persi la forza di cui andavo così fiero, non potei più praticare Karate. Ancora più serie erano le difficoltà a condurre una vita normale. Ripenso a quel periodo, durante il quale ero caduto in una forte disperazione, come al peggior periodo della mia vita. Ma allora ricordai le altre parole del Maestro Funakoshi: "l'allenamento nel Karate deve essere quello praticabile da tutti, dai vecchi come dai giovani, dalle donne, dai bambini e dagli uomini." Con queste parole in mente presi la decisione di vedere se mi fosse possibile praticare anche se mi trovavo in pessime condizioni fisiche. I risultati furono rassicuranti e trovai che mi era possibile praticare grazie all'oculata scelta di certi metodi. Avendo successo decisi di votare il resto della mia vita alla pratica del Karate».
Nel 1956 fu tra i fondatori della Nihon Karate-dō Shōtōkai insieme al proprio maestro, a Hironishi, Obata e Noguchi. La morte di Gichin Funakoshi colpì profondamente Egami che era presente, con i familiari del proprio maestro, al capezzale di quest'ultimo quando questi esalò l'ultimo respiro. Questo triste evento e gli accadimenti che caratterizzarono i giorni immediatamente seguenti furono la scintilla che spinse Egami a proseguire con ancor maggiore determinazione nella propria ricerca. Dopo la morte del M° Funakoshi, Shigeru Egami divenne istruttore capo dello Shōtōkan, il dōjō del M° Funakoshi, nel frattempo ricostruito. Nel 1963, probabilmente stimolato dagli effetti del suo debole stato di salute, Egami scoprì tecniche che andavano oltre la mera esecuzione fisica, in particolare il tōate o colpo a distanza senza contatto fisico.
Nel 1967, mentre conduceva una sessione di allenamento estivo all'Università di Chuo, fu colpito da attacco cardiaco e salvato in extremis grazie ad una tecnica di rianimazione applicatagli dal suo allievo Hiroyuki Aoki (futuro fondatore dello Shintaidō). Fu così che si trovò nuovamente per un lungo periodo confinato in un letto di ospedale. Questa esperienza però gli offrì una nuova visione delle cose. L'agonia della morte fisica provata per qualche minuto lo risvegliò ad un nuovo significato per la propria vita e per la pratica del Karate-dō. Egli, a tal proposito scrisse: «Una volta sono morto. Sono già trascorsi più di tre anni da allora. Si è trattato di un attimo, forse di una decina di secondi. Ciò che ho capito in seguito è che si è trattato di una specie di attacco cardiaco. In quel fuggevole istante ho fatto un'esperienza straordinaria e preziosa. Le condizioni erano quelle di un uomo di fronte alla morte. Indicibile dolore, sofferenza, malinconia - non fu cosa facile né tantomeno paragonabile all'amore per l'isolamento - e poi afflizione, paura e angoscia messe insieme sì da diventare una cosa acuta, penetrante. La partecipazione emotiva fu pressoché assoluta, io che avevo sempre ostentato un abituale stato di calma. Anche la gioia di quando ritornai alla vita fu straordinaria: vedevo tutto splendere, fu un'impressione reale, fu la felicità di sentire la vita. Fu l'acme del piacere, tanto che era come se avessi dovuto parlarne con tutti. È probabile che estasi sia il termine più adeguato per questa esperienza che mi fu dato di fare nell'arco di dieci o venti minuti, poiché ho provato di persona la dignità nonché la gioia di vivere. Torniamo a quella decina di minuti. L'amicizia delle persone intorno, i mutamenti dello spirito e poi il prodigio dello scambio tra gli esseri, tra gli animi, tra i corpi: non sono sicuro di essere in grado di raccontare quel che mi fu concesso di apprendere. L'uomo non è fatto per vivere da solo; sostenuto da molti, similmente alla maglia di una fitta rete vive in relazione agli altri, attraverso lo scambio con gli altri. Ecco ciò che compresi.»
Il destino gli concesse altri quindici anni di vita che egli dedicò integralmente alla trasmissione della Via tracciata dal suo maestro e da lui seguita e sviluppata. Inizialmente con gli scritti, poi con la sua presenza e la sua supervisione ai corsi, anni dopo attraverso la pratica adattata alla sua condizione fisica e all'età egli riuscì a trasmettere il suo metodo. Il 10 ottobre del 1980, durante una sessione d'allenamento per istruttori, le condizioni di salute del M° Egami si aggravarono e venne ricoverato in ospedale. Due giorni dopo fu colpito da emorragia cerebrale e da allora non riprese più conoscenza. Morì l'8 gennaio del 1981 in seguito a complicanze causate da una polmonite.

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Gichin Funakoshi

| Etichette: , | mercoledì 11 novembre 2009 17:26

Gichin Funakoshi (船越 義珍 Funakoshi Gichin; Shuri, 10 novembre 1868Tōkyō, 26 aprile 1957) è stato un karateka giapponese. Fu tra i più conosciuti e apprezzati maestri di arti marziali; fu il fondatore dello stile Shotokan.

Biografia
Gichin Funakoshi comincia la sua carriera di karateka, sotto la guida di uno dei più illustri maestri del tempo: Anko Asato. La sua passione per il karate, comincia quando da piccolo, verso i 12 anni, va spesso a giocare dal figlio più grande di Asato, e si stupisce delle tecniche che il padre eseguiva in giardino. L'allenamento con il maestro era sempre durissimo, e molto spesso si svolgeva di notte, al solo chiarore di una lanterna; qui Asato insegna a Funakoshi tutti i segreti del karate, seppur con un allenamento durissimo. I primi tempi Funakoshi doveva eseguire centinaia di volte il singolo kata o la singola mossa, al fine di raggiungerne la perfezione. Funakoshi era molto legato alle tradizioni tanto che, malgrado la situazione economica della famiglia, vuole studiare medicina, ma tra le regole per entrare in accademia, c'è quella di tagliare la crocchia. La crocchia era molto importante all'epoca, e cosi decide di lasciare medicina piuttosto che tagliarla. Comincia così un lavoro da insegnante alla scuola di Okinawa, e continuerà a farlo per oltre 30 anni. Agli inizi del suo lavoro come insegnante, Funakoshi conosce Anko Itosu, amico di Asato, che acconsente ad insegnarli la pratica del karate, sempre sotto la guida di Asato. Le idee dei due maestri sono però piuttosto diverse, cosi come lo erano al tempo quelle di tutti gli altri maestri; non esisteva un sistema unificato di karate, ed ognuno personalizzava il proprio stile in base alle proprie esigenze. Nel 1921 il re del Giappone è in viaggio verso l'Europa, e decide di far visita al piccolo distretto di Okinawa; qui durante la festa tenutasi per lui, incontra Funakoshi, che esegue delle tecniche dimostrative. L'anno dopo a Kyōto è in corso una esposizione di arti marziali ed educazione fisica, e Funakoshi viene mandato per rappresentare l'isola. Qui incontra Jigoro Kano che lo invita a tenere una dimostrazione nel suo dojo a Tokio; Kano è entusiasta dello stile mostratogli da Funakoshi, e rivestendo un importante carica all'interno del ministero dell'educazione, lo invita a rimanere per divulgare la sua arte. Funakoshi sentendo le parole di Kano, decide di rimanere a Tokio per divulgare il karate; all'inizio alloggia in una camera di 5 mt per 2, e fa il portinaio all'interno dello stesso palazzo. Il palazzo in questione è in realtà un pensionato per studenti, e quindi le possibilità di trovare allievi erano molte di più.
Non riuscendo a vivere esclusivamente con lo stipendio di base, decide di chiedere in prestito una sala del palazzo inutilizzata e cominciare cosi i primi corsi di karate. All'inizio gli studenti son molto pochi, ma nel giro di 2-3 anni, il numero aumenta considerevolmente, e si cominciano a creare molti club del karate, soprattutto fra le università. Nacque cosi il dojo Shotokan, costruito ad Okinawa, che significa "la casa nel fruscio della pineta"; il dojo verrà distrutto nel corso della seconda guerra mondiale, e molti allievi moriranno. Nel dopoguerra però, alcuni degli allievi sopravvissuti tornano, e ricostruiscono il dojo, così che Funakoshi possa ricominciare ad insegnare. In quegli anni Funakoshi scrive molti libri sulla filosofia del karate, ma il suo libro più importante sarà "Karate jutsu". Dopo la morte della moglie, torna a Tokio all'età di 81 anni, e scopre che molti suoi allievi lo aspettavano per conferirgli la carica di presidente delle Japan Karate Association... è il 1949. Agli inizi del 1951 però, cominciano a nascere le prime divergenze di opinioni all'interno della federazione, e alcuni maestri la lasciano... tuttavia il numero degli allievi aumenta sempre più. Gichin Funakoshi muore però, nell'aprile del 1957, all'età di 89 anni, e sulla sua tomba fu scritto: "Nel karate non attaccare mai per primo".

Aforisma

| Etichette: , | lunedì 2 novembre 2009 17:24

Le grandi qualità e le grandi virtù vi procureranno il rispetto e l'ammirazione degli uomini; ma sono le qualità minori che devono procurarvi il loro amore e il loro attaccamento.
Philip Dormer Chesterfield

L'abito (Gi)

| Etichette: , | venerdì 23 ottobre 2009 16:34



Il karate-gi o kimono. Consiste in due parti: uwagi (giacca) e zubon (pantaloni) usualmente portati con una obi (cintura) colorata (non mostrata nella foto).
In quasi tutte le arti marziali è uso allenarsi indossando un abito adeguato, chiamato gi (pronuncia: ghi); nel Karate, quest'abito è il karate-gi, composto da una giacca (uwagi), da un paio di pantaloni (zubon) di cotone bianco e da una cintura (obi) il cui colore designa il grado raggiunto dal praticante.
Fu il maestro Gichin Funakoshi ad adottare per primo quest'abito. Infatti, in occasione della prima dimostrazione al Budokan di Tokyo, lui e un suo allievo indossarono un karate-gi fatto da Funakoshi stesso la notte precedente, ispirandosi al modello del judo-gi ed utilizzando, però, una tela più leggera e comoda. Il colore bianco è quello naturale del cotone non tinto, essendo questo un abito semplice ed umile.
In molte arti del Budō (Kendo, Kyudo, Aikido), per esercitarsi si indossa, invece, una gonna-pantalone (hakama) tipico giapponese ma mai utilizzato ad Okinawa.

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Proverbio cinese

| Etichette: , | sabato 17 ottobre 2009 12:17

A ogni singolo filo d'erba è destinata almeno una goccia di rugiada

Principi morali (Dojo Kun)

| Etichette: , | venerdì 9 ottobre 2009 17:17

Dojo Kun (Dō = via, jo = luogo) letteralmente significa "luogo dove si studia e si segue la via". Il Dojo Kun varia in base alla scuola e allo stile. Quello sotto riportato si riferisce allo Shotokan.
Hitotsu jinkaku kansei ni tsutomuru koto - prima di tutto cerca di migliorare il carattere
Hitotsu makoto no michi o mamoru koto - prima di tutto cerca di percorrere la via della sincerità
Hitotsu doryoku no seishin o yashinau koto - prima di tutto cerca di rafforzare la costanza dello spirito
Hitotsu reihi o omonnzuru koto - prima di tutto cerca di imparare il rispetto universale
Hitotsu kekki no yu o imashimuru koto - prima di tutto cerca di acquistare l'autocontrollo

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| Etichette: , , , | venerdì 2 ottobre 2009 12:18

Ancora un post di tenore diverso, ieri serata di festa al dojo della "Bushido karate-do" per il ritorno dei nostri compagni che hanno partecipato al meraviglioso Stage in Giappone alle pendici del Fuji.

Le lacrime di felicità, si sono presto confuse con il sudore, e dopo molti mesi Andrea è tornato a guidare un allenamento di nuovo "tirato".

Più tardi in pizzeria ci siamo beati dei racconti dei reduci, e abbiamo smesso di ridere e scherzare solo dopo l'una di notte.

Preso foto sullo Stage.

| Etichette: , , , , | sabato 19 settembre 2009 08:59

Ciao, questa settimana il tenore del post è un poco diverso dal solito, Andrea, il nostro maestro, è in Giappone, ospite della Yuten Kai per partecipare al periodico stage sulle pendici del Fuji.

un saluto a lui, al nostro presidente Paolo, ad Anna, Annalisa, Mila e a Stefano.

divertitevi, e portate a casa tanta energia e stimoli per l'anno di pratica che ci attende.

Filosofia Budō

| Etichette: , | venerdì 11 settembre 2009 16:41

Anko Itosu ebbe il grande merito di introdurre il Karate nelle scuole dell'epoca; a seguito delle prestigiose esibizioni del Maestro Gichin Funakoshi a Tokyo nel 1922, il Karate venne conosciuto al di fuori dell'isola di Okinawa. Questi sono stati i quattro maestri che hanno determinato nel Karate svolte di fondamentale importanza.
Funakoshi fu anche fondatore dello Stile Shotokan, che basa l’efficacia delle proprie tecniche su agili spostamenti e attacchi penetranti. Egli intese ed insegnò il Karate come "sistema di disciplina interiore" capace di condizionare tutti gli aspetti della vita dei praticanti, denominato più precisamente Karate-dō.
Da allora il Karate si è diffuso in gran parte del mondo, subendo anche cambiamenti discutibili che - secondo alcuni - lo hanno allontanato dallo spirito originale voluto dai suoi fondatori.
Il più grande ringraziamento che il praticante possa elevare è diretto ai maestri che insegnano a comprendere quest'arte e svelano, passo dopo passo, il , la "via" è molto più della tecnica, è un lento e misterioso cammino dell'essere verso la propria perfezione, il proprio compimento.
Ogni scuola di Karate tradizionale sintetizza per i propri allievi i principî morali che devono guidare la pratica e che ne costituiscono i fondamenti. Essi sono chiaramente enunciati nel Dojo Kun.
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STORIA DEL KARATE

| Etichette: , | venerdì 4 settembre 2009 12:39

Descrivere in modo dettagliato l'evoluzione del karate risulta difficile per mancanza di fonti storiografiche certe. Si possono solo formulare ipotesi riguardo la nascita e la diffusione iniziale di quest'arte marziale, utilizzando rare fonti fatte perlopiù da racconti e leggende trasmessi oralmente. Dal XIX secolo in poi, la storia risulta più chiaramente documentata.
La storia del Karate parte da un arcipelago a sud del Giappone, le isole Ryūkyū, e in particolare da una di queste, Okinawa. Non è possibile affermare con certezza se esistesse già una forma di combattimento autoctona; tuttavia, si crede che fosse già praticata un'arte "segreta": l'Okinawa-te. L’ideogramma te (手) letteralmente indica la parola "mano", ma per estensione può anche indicare "arte" o "tecnica"; il significato di Okinawa-te, quindi, è "arte marziale di Okinawa". Essa era praticata esclusivamente dai nobili, che la tramandavano di generazione in generazione. Secondo le credenze popolari, la nascita del karate è dovuta alla proibizione dell'uso delle armi nell'arcipelago delle isole Ryūkyū. Ciò è vero solo in minima parte, in quanto l'evoluzione di quest'arte marziale è molto più lunga e complessa. Nei secoli XVII e XVIII le condizioni dei nobili di Okinawa cambiarono notevolmente; l'improvviso impoverimento delle classi alte fece si che gli esponenti di quest'ultime iniziassero a dedicarsi al commercio o all’artigianato. Fu grazie a questo appiattimento tra i due ceti che l'arte "segreta" iniziò a penetrare anche al di fuori della casta dei nobili. La conoscenza del te restava uno dei pochissimi segni di appartenenza passata a un'elevata posizione sociale. Per questo motivo i nobili, ormai divenuti contadini, tramandavano quest'arte a una cerchia ristrettissima di persone, quasi in modo esoterico. Così facendo si è avuta una dispersione dell'arte originale e furono gettate le basi per i vari stili di karate. Fondamentale per la nascita del tode furono anche le arti marziali cinesi. Le persone che si recavano in Cina, anche per due o tre anni, avevano modo di studiare le arti marziali del luogo e, in molti casi, cercarono di apprenderle. Le arti marziali cinesi si basano su concetti filosofici e su un'elaborata concezione del corpo umano; era quindi impossibile imparare le arti cinesi nello spazio di un solo viaggio. I viaggiatori giapponesi appresero quel che potevano. Si pensa quindi che sia stata possibile una sorta di fusione tra le arti arrivate dalla Cina, che comunque costituivano uno stile non metodico, e il te okinawese. Una prova di questo importante scambio culturale tra Okinawa e Cina è fornita da un maestro vissuto in epoca successiva, Ankō Itosu. In uno scritto di suo pugno vede le origini del karate nelle arti cinesi e sottolinea come non abbiano influito né il Buddhismo né il Confucianesimo.
Esponente di spicco di questo periodo fu Kanga Sakugawa, signore di Okinawa ed esperto di te. Egli fu il primo maestro che provò una razionalizzazione e una codificazione delle arti diffuse ad Okinawa.
Tuttavia trascorse ancora qualche decennio prima dello sviluppo di una vera e propria scuola di tode. Il fondatore di questa scuola fu Sōkon Matsumura. Il suo stile di tode era chiamato Shuri-te (arte marziale di Shuri) in quanto Matsumura era residente proprio nella città di Shuri. Egli basò il proprio insegnamento su tre punti fondamentali: la pratica dell'arte autoctona di Okinawa, l’arte giapponese della spada (Jigen-ryū) e la pratica delle arti cinesi. Nacque così il vero e proprio tode.
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ETIMOLOGIA DEL NOME KARATE

| Etichette: , | venerdì 28 agosto 2009 16:31

Etimologia
kara significa scavo, spazio prodotto da un certo lavoro, spazio vuoto, immagine del vuoto. te è la rappresentazione di una mano vista di mezzo profilo, ma è anche il fonema di attività, mettersi all'opera. La parola giapponese kara-te, nel complesso, si compone di vuoto e mano, non il vuoto in sé, ma in relazione ad un lavoro, ad un'attività, cioè mettersi all’opera per fare il vuoto. Il termine zen ku, che indica il vuoto dell'anima, può essere pronunciato anche "kara".
Questi concetti suggeriscono che il praticante di Karate dovrebbe allenare la propria mente affinché sia sgombra, vuota da pensieri di orgoglio, vanità, paura, desiderio di sopraffazione; dovrebbe aspirare a svuotare il cuore e la mente da tutto ciò che provoca preoccupazioni, non solo durante la pratica marziale, ma anche nella vita.
Storicamente ad Okinawa, patria di quest'arte marziale, pur essendo in uso l'accezione Karate, più spesso si adoperavano altre parole: te o bushi no te (mano di guerriero).
Nagashige Hanagusuku, maestro di Okinawa, usò il carattere giapponese per "mano vuota" nell'agosto del 1905. Ciò richiama anche il fatto che questa forma di autodifesa non fa necessariamente uso di armi.

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COS'E' IL KARATE

| Etichette: , | venerdì 21 agosto 2009 12:35

Il Karate (空手) è un'antica arte marziale atta alla difesa delle persone originaria dell'isola giapponese di Okinawa e trae origine dall'unione di due scuole-correnti marziali: il Te autoctono e il Kenpō cinese e prevede la difesa a mani nude, senza l'ausilio di armi, anche se la pratica del Kobudo di Okinawa che prevede l'ausilio delle armi tradizionali, è strettamente collegata alla pratica del Karate. Attualmente viene praticato in versione sportiva (privato delle sua componente marziale e finalizzata ai risultati competitivi tipici dell'agonismo occidentale) e in versione arte marziale tradizionale per difesa personale. Nel passato, era studiato e praticato solo da uomini, ma col passare dei secoli anche le donne si sono avvicinate a questa disciplina.
Nato come arte marziale che insegna il combattimento e l'autodifesa, con il tempo il Karate si è trasformato in filosofia di vita, in impegno costante di ricerca del proprio equilibrio, in insegnamento a "combattere senza combattere", a diventare forti modellando il carattere, guadagnando consapevolezza e gusto nella vita, imparando la capacità di sorridere nelle avversità e di lavorare con determinazione e nel rispetto degli altri. Solo quando questo insegnamento verrà compreso appieno, sostengono i suoi estimatori, l'allievo potrà essere veramente libero e realizzato. Il Karate prevede tecniche di percussione con tutti gli arti del corpo (pugni, gambe, gomiti, ginocchia ecc.) e tecniche complementari di proiezioni, leve articolari, strangolamenti e colpi ai punti vitali.

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Corsi di Karate a Forlì

| Etichette: | domenica 16 agosto 2009 17:53

L'Associazione Bushido Karate Do tiene corsi di karate per adulti e bambini presso il Ginnasio sportivo in viale delle Libertà (viale della stazione) a Forlì. Gli orari verranno pubblicati prossimamente.

Il sito dell'associazione è http://www.bkd-fo.net visitatelo!

Corsi di Karate a Cesena

| Etichette: , , , | sabato 15 agosto 2009 13:36

Segnaliamo a tutti il sito degli amici dell'Associazione Culturale e Sportiva Dilettantistica Seishinkai di Cesena.

Sul sito, oltre ad informazioni sulla disciplina e sui corsi, potrete trovare una nutrita sezione FAQ (domande più frequenti) e numerosi links.

L'associazione Seishinkai organizza corsi di Karate per adulti e ragazzi a Cesena.

L'indirizzo del sito è: http://www.seishinkai-cesena.it

Benvenuti!

| Etichette: , , | venerdì 14 agosto 2009 11:12

Benvenuti sul blog dell'associazione Bushido Karate Do Forlì.

Vi invitiamo a visitare il nostro sito principale all'indirizzo: http://www.bkd-fo.net